XVII CAPITOLO GENERALE

Il Capitolo generale è l’organo di governo che detiene l’autorità suprema dell’Istituto e la esercita in modo collegiale e temporaneo; esso è l’espressione più completa della sua unità nella carità: così recita l’art. 86 delle Costituzioni delle Figlie dell’Oratorio che l’estate scorsa hanno vissuto questo importante evento della vita di ogni Istituto Religioso.

Il momento più delicato e, in un certo senso impegnativo, o comunque il più atteso, è l’elezione della Superiora generale e delle Sorelle del suo Consiglio che per sei anni sono chiamate a guidare l’Istituto indicando le strategie e tutto ciò che serve per vivere in pienezza la propria vocazione all’interno della Chiesa e delle varie realtà in cui siamo inserite. Ma ogni istante di questo evento è determinante e va vissuto nella grazia di Dio per comprendere ciò che Lui chiede a ciascuna Figlia dell’Oratorio e all’Istituto intero; Colui che deve guidare ogni scelta è il Signore, per questo va vissuto con fede, mettendosi alla sua presenza e attraverso la preghiera, la docilità allo Spirito, la riflessione, il confronto tra le Capitolari e anche con il contributo di esperti, il Capitolo arriva a definire le linee guida sottoforma di Decreti, Mandati e Raccomandazioni che impegnano il Governo eletto come ogni Suora Figlia dell’Oratorio. Il Capitolo è formato infatti da un numero di suore che sono state elette e dunque delegate a tale compito, da parte tutte le Figlie dell’Oratorio.

Il XVII Capitolo generale, svolto a Villa Immacolata dal 7 al 24 luglio, è ruotato intorno al tema: La missione educativa delle Figlie dell’Oratorio nella Chiesa e nella società odierna. Quando è stato indetto il Capitolo, nella fase preparatoria e abbiamo saputo della scelta di questo tema, la prima reazione per tante di noi è stata di sorpresa. Di fronte all’invecchiamento delle suore, al venire meno delle forze, alla mancanza di nuove vocazioni e dunque la limitata possibilità di essere presenti e operanti nell’apostolato, parlare di  missione educativa sembrava un argomento riguardante quelle poche suore ancora dinamiche e presenti nelle varie realtà. Facendo invece memoria della nostra vocazione, della volontà del nostro Fondatore, san Vincenzo Grossi, di pensare non tanto ad un Istituto efficiente quanto a donne consacrate, capaci di portare Dio ai giovani e i giovani a Dio, ci siamo presto rese conto che la missione educativa non si esaurisce nello stare fisicamente in mezzo alla gioventù, ma continua tutta la vita: cambiano la forma, le modalità, il tempo ma non la sostanza della nostra dedizione e offerta a Dio.

Il Capitolo generale è iniziato con una giornata di ritiro spirituale per preparare il cuore, mettendosi alla presenza di Dio e per affidare a Lui ogni aspetto che verrà trattato nelle assemblee e nei lavori di gruppo previsti: viene invocato lo Spirito santo affinchè sia Lui a guidare e suscitare nel cuore delle sorelle Delegate, il desiderio di ricercare il bene indicando le possibili strade per metterlo in pratica. Padre Renato Beretta, dell’Ordine dei Frati Minori, è stato la guida spirituale del Capitolo e, nel primo giorno dedicato al ritiro spirituale, ha proposto una significativa riflessione sul tema della fede, che non va data per scontata, ma va sempre chiesta a Dio e da Lui va ricevuta come dono.

Il Capitolo è diviso in varie sessioni a partire da quella inaugurale in cui, dopo la lettura e approvazione del Regolamento del Capitolo, vengono stabiliti i vari incarichi, come le Scrutatrici, le Moderatrici, la Segretaria e le sorelle che vanno a costituire le Commissioni di studio. Successivamente la sessione informativa apre i lavori attraverso l’ascolto della relazione della Superiora generale uscente e quella dell’Economa generale: due relazioni dettagliate che hanno inquadrato la situazione dell’Istituto al termine del sessennio da tutti i punti di vista. Dopo un tempo di silenzio e di riflessione personale da parte delle Delegate su tali relazioni, c’è stato un confronto prima in gruppi e poi in assemblea, attraverso il quale sono emersi apprezzamenti per il lavoro svolto dal Governo, domande su questioni aperte, dubbi e incertezze: tutto questo è stato oggetto di discussione e di valutazione e ha posto le basi per orientare le scelte da farsi per i prossimi sei anni dal nuovo Governo che viene eletto, appunto nella sessione elettiva. Anche questa fase è preceduta da un ritiro spirituale e da prolungati tempi di adorazione eucaristica, affinchè non siano solo le nostre idee a guidarci, ma lo Spirito di Dio che vuole agire attraverso le persone.

Oltre alla ripresa del Documento preparatorio al Capitolo, già oggetto di preghiera e riflessione in tutte le comunità nel tempo di preparazione al Capitolo, hanno arricchito le varie sessioni di studio gli interventi di alcuni esperti: Fratel Michale Davide Semeraro, monaco benedettino e biblista, ha trattato il tema dell’educazione a partire dalla Parola di Dio. Cosa significa educare oggi alla scuola di Gesù? I nostri schemi, le nostre modalità di trasmissione della fede, il nostro stare in mezzo ai giovani oggi deve tenere conto dei cambiamenti che stanno avvenendo: ha posto la sua attenzione sull’invenzione di Internet che, se da un lato è una vera e propria ricchezza da tanti punti di vista, dall’altro ha modificato la nostra umanità, il nostro modo di relazionarci, di parlare, di pensare, di scegliere e di agire. E se già per gli adulti questi cambiamenti influiscono notevolmente, quanto più sui giovani che sono i destinatari principali della nostra azione educativa. Cosa c’è al centro dell’insegnamento di Gesù? In cosa dobbiamo continuare ad imitarlo nonostante questi mutamenti così radicali? La sofferenza. Gesù quando insegna guarisce e invia i suoi discepoli a curare i malati. L’educazione è il luogo della guarigione, ha sottolineato fratel Michael Davide, anche nel mondo d’oggi in cui si tende a negare la sofferenza e soprattutto la paura della morte. Il proprium di noi religiosi è far conoscere la croce di Gesù che ci ha portato alla salvezza. Le nostre scelte quotidiane devono essere cristologicamente compatibili se vogliamo essere dei veri educatori.

Un altro ospite, intervenuto al Capitolo, è stato don Michele Falabretti, Responsabile nazionale della Pastorale giovanile il quale ha cercato di condurre le suore verso la risposta alle domande: quale pastorale giovanile oggi nella Chiesa? Quale il ruolo della religiosa? Riprendendo i cambiamenti epocali che toccano ogni uomo e il rapporto educativo tra gli adulti e i più giovani, ampiamente descritti anche da fratel Michael, don Falabretti ha usato un’immagine molto eloquente per dire il nostro ruolo nel mondo oggi: viviamo in palazzi di vetro, tutto si vede, tutto si capisce anche da lontano. Il religioso è chiamato dunque a dare una testimonianza di fede che sia vera, profonda, non fatta di superficialità o a tempo determinato. Prima di essere spiegato, infatti, il Vangelo va mostrato vivendolo in prima persona: solo questo può generare le domande fondamentali nel cuore del giovane che lo portano a mettersi in discussione e ad andare alla ricerca di Dio che oggi viene cercato prevalentemente per bisogni o per paura. Don Falabretti non ha mancato di fare riferimento al periodo della pandemia, non ancora terminato che, da un lato ha peggiorato la situazione di per sé faticosa dal punto di vista della trasmissione della fede, e dall’altro sta impedendo alle parrocchie di vivere tutte quelle occasioni di incontro e di informalità verso i bambini, i giovani che sono coloro che maggiormente ne stanno risentendo. Ma questo apparente ostacolo all’evangelizzazione, si fa occasione importante per rimetterci in discussione, per staccarci da schemi preconfezionati che non dicono più nulla e cercare con fantasia e creatività nuove vie per raggiungere i giovani e non solo. Restringendo il campo del suo discorso sulla presenza della religiosa nella parrocchia, ha messo in evidenza che, per noi religiosi, c’è un ampio raggio di azione, se viviamo con radicalità la nostra sequela del Maestro, l’unico vero educatore: attraverso il rapporto personale, la religiosa può prendersi cura, ascoltare, accogliere l’altro con un senso di maternità che è insita nel suo essere donna e nella sua vocazione, senza divenire l’alter ego del parroco, è chiamata ad agire accanto a lui con tutto ciò che le è proprio. Il suo intervento è stato carico di speranza e di fiducia in Dio che ancora oggi chiama a seguirlo, mostrando una certa stima verso la presenza dei religiosi che non ostacola e non si contrappone al ruolo del sacerdote, anzi lo completa e lo sostiene. Il nostro pensiero è corso subito al nostro fondatore che ci ha volute proprio per essere umili collaboratrici dei parroci.

La terza voce dell’esperto è stata quella del Responsabile nazionale della Pastorale Vocazionale, don Michele Gianola che, dal suo punto di vista ha invitato alla riflessione su cosa significa oggi parlare ai giovani di vocazione. Chiamate a staccarci da preconcetti, dobbiamo inserirci nel mondo attuale con fede in Dio e con quella novità e originalità che il Signore concede a chi si mette nelle sue mani. Sorprendente il suo puntare l’attenzione sull’autoformazione: non possiamo avere cura dei giovani nell’accompagnamento vocazionale se prima non ci prendiamo cura della nostra chiamata alla vita consacrata. Ci aspettavamo indicazioni concrete su come svolgere una feconda azione vocazionale e invece gran parte del suo intervento è stato rivolto proprio a noi suore, chiamate a non dare nulla per scontato, tornare alle radici della nostra personale chiamata per far tornare in superficie ciò per cui abbiamo lasciato tutto per seguire il Maestro: solo la testimonianza gioiosa e profonda fa suscitare domande di senso sulla vita e fa trovare il coraggio di mettersi in gioco nella relazione d’amore con il Signore, anche attraverso il ministero ordinato e la consacrazione religiosa.

Dopo aver trattato il tema dell’educazione dal punto di vista biblico, nella pastorale giovanile e vocazionale un quarto argomento che ci guidato nella riflessione sulla missione educativa è stata la voce di un’esperta questa volta non esterna al Capitolo ma una Delegata, Sr Daniela Sanguigni che ci ha presentato una relazione sull’educazione nell’era digitale. Da poco laureata in Scienze dell’Educazione, con indirizzo educatore religioso, ha illustrato la ricchezza e i rischi dei mezzi tecnologici e di comunicazione sociale. Oggi tutti abbiamo tra le mani uno smartphone ma non sempre siamo a conoscenza delle potenzialità che ci sono dietro ad esso e a tutti gli strumenti che ci permettono di vivere nella rete. Anche Sr Daniela ha sottolineato i cambiamenti antropologici a cui stiamo assistendo e ha messo in rilievo come oggi non possiamo più fare a meno di questi strumenti: già fin da piccoli i bambini e i ragazzi possiedono un cellulare collegato ad internet e spesso sono in balia di loro stessi perché dare uno smartphone in mano ad un bambino è come lasciarlo solo in autostrada. Il problema non è solo la vastità di cose che si possono guardare in internet, lecite o non lecite, vere o false, divertenti o violente che siano: ci sono conseguenze che vanno considerate che determinano atteggiamenti, parole, sentimenti e dunque azioni. È facile nascondersi dietro allo schermo ma questo porta a vivere vite parallele, con il grosso rischio dell’isolamento e della solitudine. Vengono a crearsi nuove dipendenze che toccano anche noi religiosi, non solo i ragazzi, con l’uso di questi mezzi tecnologici: è necessario vigilare sui segnali di allarme come la fatica a concentrarsi, il bisogno di avere sempre il cellulare acceso e a portata di mano, il continuo controllo delle notifiche, la voglia di curiosare nella vita degli altri restando nell’ombra, oppure la smania di pubblicare e di commentare sui social, rischiando di perdere la percezione della realtà, addirittura del giorno e della notte. Noi religiose, non esenti dai rischi e dalle dipendenze, siamo chiamate oggi ad educarci per educare: conoscere queste realtà, vigilare sui rischi per aiutare gli altri a fare altrettanto perchè  ogni strumento è buono, ma dipende da come lo si usa. Le sfide a cui siamo chiamati oggi, come consacrati, sono quindi conoscitive, comunicativa, etica, antropologica e vocazionale.

Tutte queste riflessioni, insieme allo strumento di lavoro e all’analisi della situazione del nostro Istituto e del mondo di oggi sono stati oggetto di preghiera personale e successivamente di confronto tra le Delegate.

Durante il Capitolo viene data una certa importanza anche all’aspetto liturgico: non si tratta di dire una preghiera per iniziare e concludere, ma ci lasciamo condurre, nello scorrere dei giorni, dalla Parola di Dio e, in unione a tutta la Chiesa, con la preghiera della Liturgia delle Ore. Non sono mancati ospiti speciali che hanno presieduto alcune celebrazioni significative. La celebrazione della s. Messa di apertura del Capitolo è stata presieduta dall’Arcivescovo di Milano, Mons Mario Delpini, mentre la celebrazione eucaristica di chiusura è stata celebrata dal Mons. Maurizio Malvestiti, Vescovo di Lodi, due diocesi in cui diverse suore, nel corso degli anni, si sono avvicendate prestando il loro servizio con amore e dedizione.

I due Prelati non hanno mancato, infatti, di riconoscere con gratitudine il bene che è stato fatto e ci hanno esortato, con tanta stima, a continuare a vivere il carisma che don Vincenzo ci ha lasciato, attraverso una presenza gioiosa e ogni opera possibile e realizzabile. Il Signore, per intercessione del Fondatore, di San Filippo Neri e della Vergine Immacolata ci conceda nuove e sante vocazioni per continuare a portare nel mondo il Vangelo di Gesù.

A cosa ci ha portato questo XVII Capitolo generale? Per quanto sia un tempo impegnativo, l’evento capitolare è anche ricco di grazia, le gioie e i risultati raggiunti non devono insuperbirci né i limiti e le fatiche riconosciuti siano un freno o motivo di scoraggiamento: tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, ci ricorda san Paolo e, nella fede, siamo chiamate a crescere nell’abbandono alla volontà di Dio, portando i pesi le une delle altre, cercando di realizzare quanto è nelle nostre possibilità. Dobbiamo tenere presente il tempo che stiamo vivendo con tutte le sue novità e gli ostacoli, il calo numerico delle sorelle con il conseguente invecchiamento, ma non dobbiamo perdere l’amore al Signore che ci invita a continuare a seminare la sua Parola, con gioia e fiducia in Lui, in tutti i terreni che incontriamo, osando anche intraprendere strade inedite.

Il Signore conceda a tutte le Figlie dell’Oratorio, Delegate e non, di poter scorgere la novità di Dio e di mettere in pratica e realizzare il suo disegno tracciato dal Capitolo per questo tempo che si apre davanti a noi.

 

Un particolare ringraziamento va a Sr Rita Rasero e al Governo uscente per quanto operato in questi sei anni e accompagniamo con la nostra preghiera il Nuovo Governo eletto formato da Sr Roberta Bassanelli, Superiora generale, Sr Rita Rasero, Vicaria e le Consigliere Sr Vincenzina Russo, Sr Katia Vecchini e Sr Clelia Bronzone perché sappiano guidare l’Istituto con umiltà e servizio gratuito.