Ledovina Maria Scaglioni nasce a Ponteterra il 2 luglio 1875, in una famiglia umile, dove riceve una educazione robusta e connotata dalla fede cristiana.
Ledovina manifesta una vivace intelligenza e una maturità non comuni per la sua età. Frequenta le scuole elementari e successivamente una scuola tecnica a Casalmaggiore, intanto aiuta nei lavori domestici e il padre nel lavoro dei campi.
Durante la giovinezza, partecipa alla vita parrocchiale, ha occasione di incontrare Maria Caccialanza, con la quel instaurerà un rapporto profondo e confidenziale, e la robusta tempra sacerdotale di don Vincenzo Grossi.
La direzione spirituale di Don Vincenzo la orienta verso la vita donazione a Dio e di dedizione al prossimo. Don Vincenzo intuisce che Ledovina ha le qualità per entrare a far parte di quel gruppo di consacrate che egli invia nelle parrocchie per fare un po’ di bene fra la gioventù. La giovane si rende disponibile e il 13 settembre 1894 lascia la famiglia per unirsi alle prime Figlie dell’Oratorio.
Don Vincenzo avvia Ledovina e altre compagne al conseguimento della maturità magistrale, convinto della necessità di offrire anche ai più poveri la possibilità di una scuola gratuita, fornita di personale altamente qualificato.
Intanto vanno evolvendosi le vicende che riguardano le Figlie dell’Oratorio. Alla morte di Maria Caccialanza, e una volta ottenuta l’approvazione delle Costituzioni, si crea la necessità di dare all’insieme delle piccole comunità un carattere più istituzionale e di nominare una Superiora generale che, coadiuvata da un Consiglio, possa esercitare il servizio dell’autorità.
Le rappresentanti delle varie comunità, animate dalla parola sapiente del Fondatore che invita a prendersi maggiori responsabilità in quello che è “il loro Istituto”, orientano la loro scelta su Ledovina, presente ma non direttamente partecipe ai lavori. Era infatti impegnata in cucina, quando le giunge la notizia della sua elezione.
Rimane Superiora generale dell’Istituto fino alla sua morte, avvenuta il 13 maggio 1961.
In tanti anni di governo, Madre Ledovina segue l’espandersi dell’Istituto e affronta con intelligenza, soavità e fermezza le varie vicende. Guida saggiamente l’apertura di nuove case, cerca di salvaguardare l’autenticità del Carisma e lo spirito di unità, tutela lo spirito ecclesiale delle Figlie dell’Oratorio e incessantemente, con la parola e con l’esempio, indica quale deve essere la sorgente che alimenta una vita di donazione:
“Stringiamoci con tutta la forza dell’animo al Cuor di Gesù, procuriamo che in Esso ci sia concessa eterna dimora e troveremo la vera tavola di salvezza: il porto sicuro”.
Nelle sorelle e nelle persone che per vari motivi l’hanno accostata, Madre Ledovina ha lasciato il ricordo di una donna autenticamente fedele alla propria vocazione, coraggiosa, buona, paziente nelle difficoltà e nelle sofferenza, capace di infondere coraggio e di spronare incessantemente al bene.
Alcuni appunti, trovati nel suo diario intimo, sintetizzano bene qual è stato il suo itinerario di vita:
“Vivere nell’assoluta dimenticanza di me per le Anime che Tu m’hai affidate è l’unica mia occupazione, o Gesù! Abbi cura Tu dell’anima mia”.
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